domenica 31 maggio 2009

Ma quale Zuppa Inglese


Cari Golosoni, attenzione a non farsi trarre in inganno dai nomi. La famigerata zuppa inglese pare infatti essere una rielaborazione italiana (emiliana) di un dolce anglosassone, il trifle, composto da una base di soffice pasta lievitata inzuppata di vino dolce e arricchita con panna,confettura e amaretti. La storia della zuppa inglese comincerebbe nel sedicesimo secolo alla fastosa corte dei duchi d'este che seppero donare alla città un lungo periodo d'intenso fervore culturale. All'epoca illustri pittori e letterati animavano la vita di Ferrara. La diplomazia faceva la sua parte intrattenendo rapporti con le più nobili casate italiane ed europee. Frequenti erano i contatti con la famiglia reale inglese. Sembra che fu proprio uno di questi diplomatici che al ritorno da un viaggio a Londra, descrisse entusiasticamente il trifle. I cuochi della corte tentarono di riproporlo ma trovandosi nell'impossibilità di reperire gli stessi ingredienti finirono per rielaborarla con le materie prime che avevano a disposizione. Alla pasta lievitata sostituirono così la ciambella emiliana che si usava consumare accompagnata da vino dolce e al posto della panna subentratrono due creme, una pasticcera e l'altra al cioccolato. Nasceva così la Zuppa Inglese. Anche se nel corso del tempo la ricetta subì qualche variazione: al posto della ciambella venne usato il pan di spagna e per renderlo ancora più gustoso si pensò di arricchirla con liquori dolci quali per esempio l'alchermes e il cognac. Man mano che la fama del dolce cresceva, la ricetta valicò i confini del ferrarese per estendersi su tutto il territorio, dando l'abbrivio così a numerose varianti.

Nel Bolognese a tutto oggi è un dolce molto diffuso e facilmente lo si incontra nei ristoranti di cucina tipica. Vorremo segnalarvene però uno in particolare che secondo noi si distingue per gustosità ed equilibrio armonico dei sapori. Il ristorante "da Bertino", a Bologna in Via delle Lame, vi offre, come specialità della casa, una zuppa inglese che non ha eguali e vi dà anche la possibilità di comprarla d'asporto. Provare per credere......

immagine presa dal sito www.angloitalia.com

venerdì 29 maggio 2009

Insalata capricciosa di fagiolini


Dopo aver comprato 1 kg di fagiolini e dovendomeli mangiare tutti da sola (lo so forse ho esagerato con le quantità..) stamattina sono andata alla ricerca di ricette a riguardo poichè di insalate di riso, fagiolini lessati olio e aceto,in insalta etc. ne ho fin sopra i capelli! ! Ho trovato questa interessante, semplice e veloce:

ingredienti:
250 g fagiolini verdi
75 g speck in un’unica fetta

3 uova

3 scalogni
2 cucchiai succo di limone
olio extravergine d’oliva

sale

pepe

1 limone

per la salsa
4 cucchiai
vino bianco

3 cucchiai maionese

2 cucchiai olio d’oliva
2 cucchiai senape delicata
di Digione
2 cucchiaini aceto di mele

1 cucchiaino Tabasco

Mondare i fagiolini e cuocerli in acqua bollente salata per 5 minuti, scolare, raffreddare sotto l’acqua corrente e tamponare l’acquain eccesso. Mettere in una ciotola capiente, unire gli scalogni sminuzzati finemente, il succo di limone e mescolare delicatamente. Unire le uova rassodate e tritate grossolanamente e lo speck, tagliato a dadini o a listarelle. A parte, preparare la salsa: in una scodella unire vino, olio, maionese, senape, aceto e tabasco e battere con la frusta, sino a ottenere una crema liscia e omogenea. Versare sull’insalata e mescolare delicatamente. Disporre l’insalata sui piatti, completare con una macinata di pepe, decorare ciascuno con uno spicchio di limone e servire immediatamente.

IL CONSIGLIO IN PIÙ
Per una versione vegetariana, sostituirelo speck con dei funghi champignon a pezzetti.

IL VINO PIÙ ADATTO

Bianco come Franciacorta Brut, Az. Majolini (Lombardia), da servire a 8 gradi di temperatura.

presa dal sito di ELLE

Provare per credere!!!

mercoledì 27 maggio 2009

Cooking up new creations!

 




Semplicemente fantastica, la forchetta TWIRLING SPAGHETTI FORK  sembra uscita da un cartone animato ma è tutto vero, basta azionare un bottone ed ecco il boccone è pronto! finita al 6° posto nella classifica di PC MAGAZINE  dei 10 Weirdest Kitchen Gadgets non poteva assolutamente mancare nella nostra dispensa!!!

venerdì 15 maggio 2009

FOOD CONSCIOUSNESS


Ben vengano quegli eventi organizzati da ristoratori in collaborazione con aziende agricole produttrici dove si da la possiblità al consumatore di saggiare la qualità dei prodotti in situazioni piacevolmente predisposte. Ovviamente bisogna che ci siano buoni presupposti quali la qualità(in primis), una quota di partecipazione ragionevole, una situazione ben congeniata dove oltre a dare la possibilità di testare i prodotti si forniscano anche informazioni utili all'orientamento del consumatore. E' il caso di una serie di eventi proposti sul territorio bolognese dall' Azienda Agricola Poderi delle Rocche di Imola in collaborazione con la trattoria Re di Coppe di Bologna.
Abbiamo preso parte ad uno di questi eventi nella serata di Giovedì 14 Maggio nella quale è stata fatta una degustazione di tre tipologie di vino dell'azienda in abbinamento a tre primi piatti. Nello specifico:

Pasta ai fagioli - Colli d'Imola DOC Pignoletto 2008 "Borghesano"
Cuori di formaggio al tartufo - Colli d'Imola DOC Bianco 2007 "Artemisia"
Tagliatelle ai funghi porcini - Rosso Rubicone IGT "Sole Rosso"

La degustazione si è svolta come una vera è propria cena, con la particolarità che ogni volta che si finiva di mangiare il primo la tavola veniva sparecchiata, "l'oste"rientrava in scena introducendo un nuovo abbinamento e poco dopo si serviva
un ulteriore bottiglia di vino e l'ennesimo primo piatto(...e vai, si ricomincia!). Tutto questo per tre volte, senza contenersi nelle porzioni e rinforzando il calice quando necessario. Ogni degustazione è stata introdotta da dettagliate spiegazioni riguardo le proprietà organolettiche del vino e da opportune giustificazioni riguardo la scelta degli abbinamenti, tesi a esprimere il massimo rapporto armonico tra gli elemeti (per rapporto armonico s'intende l'equilibrio tra persistenza dei sapori e l'accordo gustativo tra vino scelto e pietanza). Molto interessante la scelta degli accostamenti fatta con l'intento di affrancare i vini bianchi del territorio dal preconcetto secondo cui non sia giusto abbinarli ad alcune pietanze(ad esempio quelle proposte). Tentativo perfettamente riuscito grazie ad abbinamenti sapientemente congegnati. Notevole il connubbio tra l'artemisia, vino bianco ottenuto da uvaggio tardivo di albana e affinato in tonneaux (dal forte sentore di vaniglia e frutti esotici) e i cuori di formaggio al tartufo(ravioli a forma di cuore). La serata si è svolta in un atmosfera conviviale, bandendo addirittura una simpatica pesca che ha messo in palio due ceste di prodotti assegnate a due fortunati su trentasei partecipanti(purtroppo non eravamo noi...). Lodevole l'impostazione e lo svolgimento dell'incontro adatto ad ogni tipo di utenza, dai più esperti ai meramente curiosi.Se poi considerate che grazie alla collaborazione promozionale Trattoria re di coppe- Az.poderi delle rocche è stato possibile partecipare a un costo di 18,00 euro per persona, non si può fare a meno di sperare che iniziative di questo genere si estendano abbondantemente su tutto il territorio, al di là di fiere e sagre. Gli appuntamenti continuano fino a fine mese, informatevi sull'indirizzo:www.redicoppe.it

mercoledì 13 maggio 2009

Vampiro nella Vigna:


Personalmente prediligo il Rosso, di sovente anche col pesce ma quando m'imbatto in una bottiglia di vino bianco di qualità lo sorbisco con grande piacere.Se poi la bottiglia in questione viene dalla mia terra capirete come la soddisfazione sia doppia. E' il caso di "Maria Costanza", Siciliana d'eccellenza con cui ebbi l'onore di fare conoscenza tanti anni or sono. Ero sull'Isola la prima volta che la"scontrai"e fu subito amore, non lo posso scordare mai. La cosa che più mi colpi quel giorno fu quel suo profumo intenso di fiori d' agrume e frutta tropicale, presagio d'attrazione chimica. Esitai un istante prima di risolvermi, poi d'un tratto la saggiai e quel sapore armonico fugò ogni dubbio sul fatto che fosse fatta proprio per me. Passa il tempo ma periodicamente continuo a cercarla e ogni volta che la trovo l'impressione è sempre la stessa. Per questo ora mi permetto di consigliarla,cari signori, perchè possa allietare anche voi come fece con me. Per esempio accompagnando al meglio un pasto a base di pietanze di carni bianche, pesce o funghi e tartufi; sempre e comunque cibi delicati. Maria costanza è certamente la Bottiglia giusta per poter corroborare l'atmosfera di un evento speciale magari a lume di candela.D'altronde si sà, cibo e sensualità sono strettamente correlati e la tavola si può rivelare un ottimo contesto per la seduzione. Basta abbinare insieme i giusti elementi, come in una pozione magica, e potrebbe scattare l'incantesimo. Mal che vada avrete comunque soddisfatto con gusto altri appettiti.Giusto?!
Salute!
Maria costanza bianco: Inzolia,Chardonnay e Nero D'Avola vinificato in bianco; ottenuto con vino delle barriques dell'anno precedente miscelato con quello dei vasi di acciaio inox e imbottigliato 10 mesi circa dopo la vendemmia. Colore paglierino carico con riflessi verdognoli;sapore pieno,asciutto e armonico- tasso alcolico 12,5/13,0%vol. a seconda dell'annata di produzione-prezzo dagli 11,00 ai 14,oo euro a seconda dell'annata e dell'Oste.


martedì 12 maggio 2009

L'Ecosotenibilità entra in Cucina




In tempi dove l'uomo e andato oltre la natura distruggendo gli equilibri terrestri l'ecosostenibilità sta cominciando pian piano a prendere piede. Al Fuorisalone di Milano di quest'anno è stata presentata da Valcucine BASI INVITRUM, la prima base in vetro 100% riciclabile con telai ricavati alluminio riciclato. Questo metallo consuma solo un ventesimo di quello primario, inoltre tutto il nuovo sistema è facilmente disassemblabile perché unito solo da giunzioni meccaniche, anziché da colle. Per casalinghe bio con un occhio di riguardo in più verso la nostra amata terra e.. dal portafoglio pieno.

mercoledì 6 maggio 2009

Slow Food on Film


Inizia oggi a Bologna fino a domenca 10 maggio il Festival Internazionale di Cinema e Cibo SLOW FOOD ON FILM promosso dal movimento Slow Food e dalla Cineteca del Comune di Bologna.  Il festival propone una rassegna di film, serie tv, cortometraggi e documentari ( tra cui l'anteprima di TERRA MADRE di Ermanno Olmi) incentrati sul cibo e sul rapporto degli uomini con esso.
Una rassegna da non perdere per chi vuol meglio comprendere l'importanza sociale ed economica del cibo nella società odierna. Tanti sono gli eventi in programma interessanti, segnaliamo tra i più sfiziosi: UN FILM NEL PIATTO, rassegna di film con a seguire degustazione a tema e FOOD NIGHTMARES, per esorcizzare le paure legate all'immaginario gastronomico (cannibalismo, etc.). Non mancheranno inoltre incontri, presentazoni di libri, attività didattiche, laboratori e mercatini gustosi per un week-end  tutto da mangiare!

Chicche di Caffè



Non poteva mancare una chicca su questa bevanda che ha raggiunto nel nostro "Bel Paese" la sua massima "Espressione". L'Italia infatti oltre a detenere il primato nella produzione di caffè espresso e nelle macchine per caffè, ha fissato nella tipologia dell'espresso uno standard qualitativo di riferimento per tutti i consumatori. Persino nel nord Europa, dove si attesta il più alto consumo della bevanda, hanno iniziato a rendersi conto che tale metodo di preparazione esalta più di ogni altro le proprietà organolettiche di questo estratto.
Per solleticare ancor di più l'orgoglio nazionale passiamo a un semplice consiglio per tutti quelli che amano l'espresso e che usano la moka ma vorrebbero ottenere un caffè cremoso come quello del bar. Al fine di raggiungere questo risultato proponiamo il popolare escamotage della "cremina":

posta la moka sul fuoco attendete che si porti ad ebollizione, quando le prime gocce fuoriescono versatele in una tazzina aggiungendo un pò di zucchero (un cucchiaio per tazzina) e mescolate in maniera continua fino ad ottenere una consistenza cremosa. 

Aggiungete poi la stessa nel caffè al posto dello zucchero e otterrete un caffè pari a quello dei migliori bar della città!
 

martedì 5 maggio 2009

Il Fritto non fa male



La frittura è un tipo di cottura tradizionale molto comune nella cucina italiana e mediterranea.

Contrariamente a quanto si crede non è un metodo da proscrivere perché poco salutare per l’ingestione di grassi in grandi quantità, infatti, la pastella e la farina creano una crosta–barriera attorno all’alimento che limita l’assorbimento del grasso stesso, così, alla fine, si ingerisce meno grasso di quello che si assume con certe cotture tradizionali (brasati,stufati) dove il condimento contiene tutto il grasso impiegato.

Alla domanda di come deve essere un grasso adatto alla frittura la risposta richiede competenze di chimica un po’ approfondite perché la frittura è un processo di ossidazione accelerata.

L’ossidazione dei grassi è tanto maggiore quanto è maggiore l’insaturazione del grasso stesso.

I grassi commestibili si distinguono per il tipo di acidi grassi che contengono:

1) Acidi Grassi Saturi

Lo strutto e l’olio di palma sono ricchi di acidi grassi saturi (quelli che al palato danno la sensazione di untuosità) e  sono più stabili alla cottura rispetto agli oli di oliva e di semi in quanto i legami tra gli atomi di carbonio di cui sono composti sono moto stabili (C-C)  perciò resistono bene alle alte temperature senza scomporsi.Questi grassi hanno un punto di fumo elevato che consente di raggiungere temperature alte senza subire modificazioni sostanziali e ciò dovrebbe garantire un beneficio per la salute ma GLI ACIDI GRASSI SATURI SONO PREDISPONENTI ALLE MALATTIE CARDIO VASCOLARI E I MEDICI NE CONSIGLIANO UN USO PARSIMONIOSO.

2) Acidi Grassi Insaturi

Si dividono in:

a) Monoinsaturi che contengono lunghe catene di atomi di carbonio uniti tra di loro da legami covalenti (C-C) tranne uno che è un doppio legame (C=C), da cui il nome monoinsaturi. Sono prevalenti nell’E.V.O. (Olio Extravergine di Oliva) che contiene molto acido oleico (monoinsaturo).

b) Polinsaturi sono presenti in quantità negli oli di semi: contengono numerosi doppi legami tra gli atomi di carbonio (C=C).

Il doppio legame, contrariamente al significato letterale delle parole, è molto più debole e rende instabili alle alte temperature  tutti questi grassi insaturi. Tale instabilità si traduce a livello chimico in un più basso punto di fumo, che viene alzato poi con la raffinazione.

PUNTI DI FUMO

Oli Raffinati:

Olio di palma                      240°

Olio di vinacciolo               230 °

Olio di arachide                  230°

Olio di girasole                   220°

Olio  di oliva                      200°

Oli non raffinati:

E.V.O. olio extravergine di oliva   210°

Strutto                                             200°

Consiglio pertanto per friggere, dal punto di vista salutistico, la scelta di oli ricchi di monoinsaturi come l’E.V.O. o  olio di girasole o di arachidi alto oleico (arricchito di acido oleico che è monoinsaturo).

La Circolare n. 1 dell’11 /1/1991 del Ministero della Sanità* parla dei Composti Polari che sono sostanze che si formano durante la frittura e sono un indicatore dello stato del bagno di frittura:  questi ultimi non devono superare  la quantità di 25gr/100gr,  limite che si raggiunge dopo circa 8 fritture con lo stesso olio.

I Composti Polari sono molecole che derivano da una progressiva alterazione dei grassi utilizzati per friggere. Si tratta di perossidi, derivati carbonilici, acidi grassi liberi, polimeri e composti volatili di varia natura. L’entità di queste trasformazioni dipende dalla temperatura raggiunta durante il processo di frittura e dal tempo di utilizzo, dalla presenza di tracce di metalli che fungono da catalizzatori dell’ossidazione, dalla natura degli alimenti posti in frittura, dalla composizione dell’olio di partenza. Le differenze nel contenuto di acidi grassi degli oli e dei grassi sono di primaria importanza nel determinare la stabilità al riscaldamento.

*Allegato A. RACCOMANDAZIONI PER L’USO DEGLI OLI E DEI GRASSI PER FRITTURA

-Utilizzare per la frittura solo gli oli o i grassi alimentari idonei a tale trattamento in quanto più resistenti al calore.

-Curare  adeguatamente la preparazione degli alimenti da friggere, evitando per quanto possibile la presenza di acqua e l’aggiunta di sale e spezie che accelerano l’alterazione degli oli e dei grassi.

- Evitare accuratamente che la temperatura dell’olio superi i 180°. Temperature superiori accelerano infatti l’alterazione degli oli e dei grassi. E’ opportuno, pertanto fornire la friggitrice di un termostato.

-Dopo la frittura è bene agevolare mediante scolatura l’eliminazione dell’eccesso di olio assorbito dall’alimento.

-Provvedere ad una frequente sostituzione degli oli e dei grassi. Vigilare sulla qualità dell’olio durante la frittura, tenendo presente che un olio molto usato si può già riconoscere dall’imbrunimento, dalla viscosità e dalla tendenza a produrre fumo durante la frittura.

-filtrare l’olio usato, se ancora adatto alla frittura, pulire a fondo il filtro e la vasca dell’olio. Le croste carbonizzate e i residui oleosi-viscosi o i resti di un olio vecchio accelerano l’alterazione dell’olio.

-Evitare tassativamente la pratica della ricolmatura (aggiunta di olio fresco all’olio usato). L’olio fresco si altera molto più rapidamente a contatto con l’olio usato.

-Proteggere gli oli e i grassi dalla luce e dal calore durante la conservazione.

Con queste considerazioni si può concludere che la frittura in casa non è “pericolosa” per la salute, perché i prodotti utilizzati non vengono riciclati e  gli oli  non raggiungono a lungo temperature elevate che li degraderebbero.Diverse naturalmente le considerazioni su ristoranti e fast-food  dove il controllo sanitario del bagno di frittura sanziona solo degradazioni estreme, molto dannose per la salute dove i Composti Polari superano 25gr./100gr., quindi la qualità dipende dal ristoratore che deve scegliere i prodotti migliori e usare tutti gli accorgimenti del caso. A ciascuno di noi trovare un buon compromesso per evitare di rinunciare troppo spesso a queste ghiottonerie che sono uno dei piaceri della vita.

ATTENZIONE non dimenticare di assumere comunque, ogni giorno, 23 gr (circa 2 cucchiai) di E.V.O. olio extravergine di oliva come raccomandato dall’ FDA (Food and Drug Administration), struttura di riferimento mondiale per gli aspetti biochimici-biologici degli alimenti perché aiuta a prevenire le malattie cardiovascolari.

Pietro Vecchi    Elenco Tecnici Oli  Extra Vergini Ministero Politiche Agricole n° 7,decr.30801 28.11.2000 Regione Emilia Romagna

Laura Novelli   Biologa

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